21 Novembre 2024
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Una riflessione sul coronavirus di Chiara Falcone, 14 anni

Immagine tratta dal web

La pandemia è un fatto collettivo ma il racconto dell’emergenza sanitaria ha dei vuoti da colmare. Fino ad oggi hanno preso la parola (giustamente) scienziati, giornalisti, rappresentanti istituzionali e politici, adulti. I bambini e le bambine, così come i ragazzi e le ragazze, hanno avuto poche occasioni per dire la loro su quanto tutti stiamo vivendo. A loro non viene chiesto quasi mai di raccontare le proprie emozioni, i propri stati d’animo e l’esperienza di questo tempo sospeso. Così abbiamo deciso di raccogliere disegni e brevi testi realizzati dai più piccoli e dai più giovani sulla vita ai tempi del coronavirus.

Oggi vi proponiamo le riflessioni di Chiara Falcone, 14 anni, studentessa del primo anno del Liceo classico linguistico di Caltanissetta. Il coronavirus, Chiara lo racconta così:

«Facendo una riflessione su quello che sta accadendo in queste settimane, emerge che la vicenda legata al coronavirus, sta stravolgendo le nostre abitudini, restringendo le nostre libertà e rendendoci tutti un po’ più fragili e malinconici. Ma ciò ci deve anche invitare ad una profonda riflessione. Ognuno di noi, prima di questo evento, faceva decine di cose: andava a scuola, si vedeva con gli amici, usciva per una passeggiata ecc., cose che in questo periodo non possiamo più fare.

Si è quasi presi dall’angoscia, ci sono momenti della giornata che oscillano dalla malinconia alla speranza.

Oggi, rispetto alle epidemie del passato siamo tutti più informati, c’è la televisione, c’è internet, ci sono i social e questo, in qualche modo, ci aiuta a sapere, ma ci fa anche salire l’angoscia, perché non sai quando tutto finirà.

La gente non ha solo il terrore di prendersi la malattia, ha paura anche di aver perso la libertà, le proprie abitudini, ed è una sensazione difficile da coniugare con i tempi di oggi.

Ma la riflessione più profonda che va fatta, a mio avviso, soprattutto per la nostra generazione, e che nessuno è onnipotente, che l’esistenza è fragile, che tutto può accadere da un momento all’altro e che la libertà non è per sempre, e può essere anche messa a repentaglio da un momento all’altro. Tutto può accadere improvvisamente, che si può avere a che fare con delle privazioni, parola che molti di noi giovani non sapevano neppure fosse presente nel dizionario o su Google. In questo il virus ha colpito proprio la cultura dell’onnipotenza. Anche su questo, noi giovani, che pensavamo che il nostro mondo fosse un mondo dorato, dobbiamo ricrederci. Però possiamo trarre da questo difficile momento anche una lezione di vita: quella del rispetto dell’uomo per l’uomo e della natura che ci circonda».

 

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