Caltanissetta, terra di inutili appelli populisti
Un drappello di operatori sanitari, infermieri e medici cubani ha lasciato, nei mesi scorsi, il proprio Paese per recarsi in Italia ad aiutare il sistema sanitario lombardo, messo in ginocchio dalla pandemia. E trentotto, tra infermieri e medici cubani, sono arrivati, cinque giorni fa, a Torino, con un volo charter messo loro a disposizione per aiutare la sanità piemontese.
Il mese scorso, anche Tirana ha deciso di inviare un gruppo di sanitari in supporto degli ospedali di Brescia e Bergamo, e commoventi sono state le parole del premier albanese, Edi Rama, «non siamo ricchi e neanche privi di memoria. Non abbandoniamo mai l’amico in difficoltà». Tutti abbiamo potuto leggere di questa solidarietà sui giornali e in queste ore, ci si continua ad interrogare sugli aiuti dell’Europa ai Paesi più colpiti dall’emergenza sanitaria.
Sono questi i gesti che, in tempi di pandemia, ci dimostrano quanto inutili siano gli appelli populisti del “prima gli italiani” o “prima i nisseni”, eccetera. Che il mondo sia uno e che chi lo abita debba essere aiutato e aiutare a sua volta è forse la più grande lezione che possiamo trarre da questi tempi durissimi. Ma non tutti la pensano così, come dimostra la reazione scomposta di molti ambienti politici nisseni nei confronti dei cinquanta migranti che potrebbero venire a Caltanissetta per trascorrere la quarantena nella nostra provincia, secondo le direttive impartite dal Ministero dell’Interno.
Contro questa eventualità c’è stata una levata di scudi di alcuni esponenti politici che hanno reso noto, attraverso interviste, comunicati stampa e azioni dimostrative da realizzare sui balconi, il loro secco “no”. Reazioni ci sono state da parte del consigliere comunale Udc Gianluca Bruzzaniti, dell’onorevole Alessandro Pagano e del commissario provinciale della Lega Oscar Aiello, del coordinatore di Diventerà bellissima Paolino Mattina e del consigliere comunale Matilde Falcone, del coordinatore di Fratelli d’Italia Fabrizio Parla, di Arialdo Giammusso e di tanti altri, anche cittadini comuni, che hanno riempito le pagine dei social con il loro disappunto.
Così, ancora una volta molti esponenti politici locali tentano di mostrare la propria effettiva esistenza sulle spalle delle persone migranti, piuttosto che sui nodi cruciali di quest’emergenza sanitaria. Speriamo che nei prossimi giorni si levi la voce di quanti continuano a lavorare in silenzio nelle strutture di accoglienza, per ribadire con forza che Caltanissetta è una città solidale.