28 Novembre 2024
Attori e comparse

A Caltanissetta Emma Dante è di casa. Intervista a Fiorella Falci

La locandina del film (foto tratta da internet)
Fiorella Falci
Fiorella Falci

Presentato in concorso alla 77esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e candidato, fra gli altri premi, al Leone d’oro, Le sorelle Macaluso ha segnato un ritorno di Emma Dante a Caltanissetta, questa volta al cinema, dove il film è stato proiettato fino a ieri con un buon successo di pubblico. Le sorelle Macaluso, diretto e co-sceneggiato da Emma Dante è l’adattamento cinematografico dell’omonima pièce che ha procurato all’attrice e regista teatrale palermitana il Premio Ubu per il migliore spettacolo e la migliore regia. Un ottimo successo per la seconda prova cinematografica della Dante: la prima, Via Castellana Bandiera, fece guadagnare la Coppa Volpi a Elena Cotta. Ma Emma Dante non è nuova a Caltanissetta, visto che, molti anni fa, diresse la stagione del teatro di ricerca dedicata a Rosso di San Secondo, organizzata dall’assessora all’Identità e Futuro Fiorella Falci, esponente della giunta presieduta da Salvatore Messana. Sul palcoscenico del teatro Margherita sono andati in scena Medea, Michelle di Sant’Oliva, Le pulle e molti altri spettacoli di una regista che è riuscita a rappresentare in maniera magistrale un universo culturale siciliano fatto di pregiudizi e oppressioni. Spettacoli che hanno avuto grande impatto emotivo su un pubblico proveniente da tutta l’isola e non solo dagli angusti confini della provincia nissena. Così abbiamo chiesto a Fiorella Falci di fare un bilancio di quell’esperienza. 

Perché hai pensato di affidare il teatro di ricerca proprio a Emma Dante?

«Volendo realizzare un festival teatrale dedicato a Rosso di San Secondo, che ai suoi tempi era stato un autore di rottura (anche rispetto al teatro di Pirandello suo contemporaneo), ho pensato di affidarne la direzione artistica ad Emma Dante, che aveva appena vinto il prestigioso Premio Ubu a Milano (dedicato al teatro di ricerca contemporanea), perché portasse a Caltanissetta i lavori più interessanti del teatro contemporaneo che sperimentava strade innovative nell’espressione artistica teatrale. Mi è sembrato un modo per rendere vivo lo spirito del teatro di Rosso aprendo agli orizzonti nuovi della ricerca teatrale di oggi».

Come hai conosciuto Emma Dante e in quale occasione ti sei messa in contatto con lei? Che anno era…

«Ho conosciuto Emma Dante nel 2003 in occasione della sua direzione del Laboratorio Teatrale del Liceo “Ruggero Settimo” in cui insegno, e la sua versione della tragedia classica con il linguaggio e lo stile della ricerca contemporanea mi ha molto colpito e ho pensato che fosse il modo più interessante per proporre un teatro alternativo, che potesse coinvolgere un pubblico meno paludato e tradizionalista».

Secondo te, cosa è rimasto, a Caltanissetta, di quell’esperienza di teatro?

«Penso che degli anni in cui Emma Dante ha diretto il Festival del Teatro di Ricerca “Rossofestival”, che assunse subito una rilevanza nazionale suscitando l’interesse della stampa specializzata, sia rimasta una apertura importante, nel pubblico nisseno, a lasciarsi interrogare da nuove forme di espressione, confrontandosi con l’umanità scomoda e marginale che è protagonista dei lavori di Emma ma che rappresenta profondamente i nodi dell’umanità che stanno dentro di noi, anche molto nascosti. Penso che la sua presenza abbia fatto crescere il pubblico nisseno offrendo spettacoli alternativi che mai si sarebbero visti sulle nostre scene».

Tra gli spettacoli che Emma Dante ha rappresentato al teatro Margherita, quale ti è piaciuto di più e perché…

«I lavori di Emma Dante sono tutti di grande impatto emotivo, di profonda autenticità umana, prendono a pugni il cuore e lo stomaco ma fanno anche riflettere molto con domande sempre nuove. Gli spettacoli della prima trilogia, sulla famiglia scatola nera della società, li ricordo con grande commozione: Vita mia (con il pubblico sul palcoscenico intorno agli attori) e Carnezzeria. Ma anche l’ironia amarissima e dissacrante di Cani di bancata, sul potere mafioso nella cultura popolare, è stata un’esperienza importante. Tra l’altro in quella occasione, la prima nazionale si tenne proprio qui al Rossofestival e il teatro Margherita si è riempito di un pubblico che arrivava da ogni parte della Sicilia, mentre a Palermo a Emma Dante venivano ancora negati gli spazi per il suo lavoro di ricerca teatrale. Siamo stati in un certo senso la culla di un genio della cultura contemporanea e questo penso sia un merito per tutta la nostra città».

 

 

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