Fascista, neofascista, liberista, neoliberista: melonista. Capitolo secondo. Riflessione di Loredana Rosa
Riceviamo e pubblichiamo una nuova riflessione di Loredana Rosa (Governo di Lei) che segue la precedente, intitolata “Fascista, neofascista, liberista, neoliberista; forse sì, forse no” e pubblicata il 31 gennaio scorso.
Giorgia Meloni è partita da lontano, ma poiché questa non è né una biografia, né un saggio, possiamo partire da qualsiasi punto della storia e il punto è questo.
Il 25 settembre del 2022, domenica di voto e di silenzio elettorale, Giorgia Meloni pubblica su TikTok un video nel quale appare mentre regge tra le mani all’altezza del seno due meloni e, con fare ammiccante dice: ‹‹25 settembre. Ho detto tutto››. Sembra che questo video sia stato apprezzato in quanto “trasgressivo e spiritoso”, politicamente scorretto e perciò liberatorio e liberante.
Procediamo con ordine: trasgressivo perché non ha rispettato il silenzio elettorale imposto dalla legge nel giorno di voto; spiritoso per il calembour meloni-Meloni e la posizione dei meloni all’altezza del seno; politicamente scorretto perché in barba al mainstream.
Proviamo a cambiare punto di vista e diamo una lettura diversa del siparietto: Meloni quel 25 settembre non ha fatto una trasgressione ma solo una furbata perché alla norma che impone il silenzio elettorale il giorno prima e nei giorni del voto sfuggono ancora i social; il calembour Meloni-meloni, oltre ad essere banale, è volgare e offensivo per il chiaro riferimento al seno; il politicamente scorretto è quello del “me ne frego del silenzio elettorale” e “me ne frego delle femministe che storcono il naso se si fanno battute sul corpo delle donne”.
Dal mio punto di vista femminista una donna che aspirasse a diventare Presidente del Consiglio dei ministri, pur se è stata ministro della gioventù in un governo il cui presidente deliziava il Paese con barzellette e battute lubriche, dovrebbe astenersi da trasgressioni “gratuite” e battute da caserma, ma l’universo femminista sembra essere stato invaso dalle astronavi aliene che hanno scaricato di tutto, compreso Eugenia Maria Roccella ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, per cui è sempre più difficile che possa fare sentire la sua voce in questo tempo di bulimia politica in cui qualunque idea è ingoiata e rigettata non digerita contro chi la propugna o utilizzata distorcendone significato e senso per piegarla al proprio interesse.
“La” (suo malgrado) Presidente del Consiglio ha dunque mostrato ampie tracce di “melonismo” già nel corso della campagna elettorale e ha continuato imperterrita nel suo discorso alla Camera per il voto di fiducia al suo governo.
In quella circostanza infatti “il” presidente Meloni dopo avere dichiarato di sentire sulle sue spalle il peso “di essere la prima donna a capo del governo in questa Nazione”, continua “Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste. Donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore. Come Cristina, elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie, testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia. Come Alfonsina che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Come Maria o Grazia che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese. E poi Tina, Nilde, Rita, Oriana, Ilaria, Mariagrazia, Fabiola, Marta, Elisabetta, Samantha, Chiara.”
Per sua stessa affermazione dunque le donne che l’anno preceduta non hanno rotto il tetto di cristallo, hanno solo preparato la scala a lei per salire e romperlo, proprio “lei”, il tetto di cristallo, ora se tutte quelle eroine non ce l’hanno fatta, perché dovrebbe farcela lei? Perché lei dovrebbe “rompere” il tetto invece di fare solo un buchino piccolo, piccolo attraverso il quale passare solo lei, nello stesso modo in cui sono passate tutte le altre? Si potrebbe dire perché lei ha il potere di farlo, ma lei “sa e vuole” farlo?
Le donne a cui si “ispira” sono o lontane nel tempo e nella storia o vicinissime, lasciando un vuoto politico enorme che va dagli anni ’30 agli anni ’80, cioè ha omesso, anzi, cancellato, dalla Storia l’antifascismo, la Resistenza e il femminismo.
Le due uniche “politiche” citate sono Tina e Nilde, una democratica cristiana e una comunista, ma dal contesto appare evidente che sono entrambe ricordate non per il loro agire politico, bensì perché una è stata la prima donna ministra e la seconda la prima presidente della Camera, così Elisabetta prima presidente del Senato.
Appare evidente che quelle donne, citate in modo stucchevole con il solo nome, non sono fonte di ispirazione ma, come lei stessa peraltro dichiara, “pioli” sui quali poggiare i suoi piedi per salire la “scala” verso il potere e la gloria.
Nessuna meraviglia però visto che la parola Costituzione appare in tutto il discorso solo due volte, ma su questo avremo modo di ragionare ancora.