Sabato 24 febbraio, nuovo appuntamento del Presidio per la pace
Nuovo appuntamento del Presidio per la pace, questa volta sabato 24 febbraio dalle 16.30 alle 18.00 in corso Umberto I. Il Presidio è promosso da Governo di Lei e Onde donneinmovimento e si svolge in concomitanza con quello di Palermo. Le associazioni, organizzazioni o gruppi che intendano aderire possono darne comunicazione inviando una mail a caltanissettagovernodilei@gmail.com o a ondedonneinmovimento@gmail.com.
Intanto ecco il documento intitolato “Cessate il fuoco!” scritto in occasione di questa giornata nazionale di mobilitazione per il cessate il fuoco in Palestina e Ucraina:
“Poco dopo il 24 febbraio 2022, preoccupate e angosciate per la guerra in Ucraina, abbiamo iniziato un presidio di pace di donne, partecipato anche da uomini. Dopo due anni, non vi è alcuna prospettiva di negoziati per una svolta.
Temevamo che la guerra sarebbe durata a lungo, insieme a tutte le altre che ancora infiammano la terra, e che la mancanza di un orizzonte politico e la dimostrata non volontà di mediazione lasciassero un vuoto pericoloso.
Queste preoccupazioni si sono rivelate vere negli ultimi mesi del 2023, in seguito agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre e al massacro che lo stato di Israele sta perpetrando a Gaza dove, in quattro mesi, sono morte più di 28.000 persone (il 70% bambine/i e donne), molte sono disperse, il paese è pressocchè distrutto e atroci sofferenze sono inflitte alla popolazione civile, ennesimo atto di una storia di violenza occupazione e colonizzazione lunga oltre settantacinque anni, subita da una popolazione per la quale la pace è un concetto astratto, mai sperimentato.
Di fronte a questo eccidio che significato hanno parole come civiltà e progresso? Nessuna azione terroristica per quanto efferata e da condannare fortemente, può giustificare, da parte di uno Stato che si dica democratico, un’analoga pratica di terrore esercitata su una popolazione inerme, una brutale volontà criminale che semina odio e sete di vendetta.
Siamo di fronte a quello che Adriana Cavarero già nel 2007 ha chiamato orrorismo per “sottolineare quel tratto di ripugnanza che, accomunando molte scene della violenza contemporanea, le ingloba nella sfera dell’orrore” e per indicare una caratteristica del nostro tempo in cui sempre più spesso la violenza è perpetrata su gente inerme: civili, donne e bambine/i.
Si tratta allora di abbandonare “il punto di vista del guerriero”, la violenza patriarcale e il militarismo che accompagnano le guerre, alimentate dalla produzione, vendita e traffico di armi.
Di fronte ad un delirio di onnipotenza distruttivo e mortifero, causa di un dolore smisurato e di una progressiva disumanizzazione, è inevitabile prendere atto del fallimento delle costruzioni giuridiche maschili che avrebbero dovuto aumentare i vincoli reciproci tra gli Stati e limitare il ricorso alla forza.
Ed è necessario agire e pensare controcorrente, recuperando il valore dell’esperienza femminile che mette al centro la vita e ha fatto del “mettere al mondo” il motore della storia, per trovare nuovi principi ordinatori della convivenza, per prefigurare il possibile, pensando l’impossibile”.