Dai primi passi nel mondo della danza al Sicilia In: intervista a Olga Giliberto
Fino a pochi anni fa, la vita culturale di Caltanissetta poteva contare su eventi che oggi purtroppo non vengono più organizzati. Tra questi, il Concorso internazionale di danza Sicilia In ha portato in città nomi prestigiosi del balletto. Abbiamo intervistato Olga Giliberto, insegnante di danza classica e jazz che ne è stata la direttrice di palcoscenico e ne è nata una piacevole discussione sulla danza a Caltanissetta e su un festival che sarebbe veramente un peccato perdere definitivamente.
Tra le tappe dei prossimi mesi, dal 29 aprile al 4 maggio, a Spoleto, si terrà la 33esima edizione dell’Internacional Dance Competition. La sua scuola parteciperà?
«A Spoleto andranno le allieve che hanno vinto la borsa di studio per partecipare al concorso: Francesca Lunetta e Flavia Zuccarello (9 anni) e Francesca Arnone (18 anni); Fabiana Bellante (18 anni) e Alessia Bertuccio (17 anni). In questi mesi abbiamo anche il saggio finale in preparazione».
Pensando ai concorsi, attraverso i quali lo studio diventa più impegnativo, le posso chiedere quando e dove ha iniziato a studiare danza? Quando ha deciso che la danza dovesse diventare la sua professione? Ha frequentato scuole particolari?
«Ho iniziato nel 1972 nella scuola di danza di Angela Di Benedetto Farinella, in viale Trieste. Avevo 8 anni e ringrazio ancora la signora Farinella per aver portato la danza a Caltanissetta. In quella scuola, fino a 15 anni ho studiato sotto la guida dei maestri Ludovico Durst e Gianni Chiuderoli. All’età di 14 anni ho anche preso lezioni ad Agrigento e ho studiato in diversi posti. A Cesena, ad esempio, dove ho conseguito il diploma di ballerina professionista e successivamente quello di insegnante. Ho studiato all’Imperial Society of Teachers of Dancing e il mio diploma in Inghilterra è considerato una laurea. In Italia, invece, solo chi ha seguito uno specifico indirizzo per l’insegnamento, all’Accademia Nazionale di Danza, può insegnare al Coreutico. Quando avevo sedici anni ho iniziato ad insegnare in una scuola di Mazzarino e quando ho terminato il Liceo scientifico ho insegnato per nove anni all’Oasi Cristo Re».
Come ricorda il mondo della danza negli anni del suo esordio? In generale, com’è cambiato da quando ha iniziato? Oggi si fa meno fatica o vi sono regole meno severe su quale fisico bisogna avere per intraprendere questa strada?
«Negli anni in cui ho iniziato a studiare io c’era una selezione rigida per la fisicità. Oggi è diverso, anche se fare danza classica in un ente lirico richiede ancora il rispetto di determinati requisiti. Ad esempio, Roberto Bolle è statuario. La danza, a livello amatoriale, può però essere studiata da tutti ed è un’attività che arreca molti benefici, non soltanto al corpo».
Lei ha nominato Roberto Bolle e allora mi viene da chiederle chi studiava danza a Caltanissetta, negli anni Ottanta? Erano solo donne o anche uomini? Oggi è ancora così?
«A Caltanissetta la danza classica ha subito e continua a subire un forte pregiudizio, visto che viene considerata una disciplina esclusivamente femminile. Oggi diversi uomini studiano danza hip hop ma non classica e i ballerini di Caltanissetta, che hanno fatto strada in teatri importanti, spesso qui hanno lottato con un ambiente difficile».
L’ambiente nisseno della danza classica era ricco di eventi?
«Era un mondo ricco. Ricordo che il Cinema Trieste (attuale Teatro Rosso di San Secondo) ha ospitato nomi importanti come Carla Fracci, Liliana Cosi, Rudolf Nureyev, Elsa Piperno e Vladimir Vasiliev, grazie all’Associazione Amici della Danza, con il patrocinio del Comune. Al Supercinema si rappresentavano le operette e comunque al teatro andava un pubblico elegante. Per elegante intendo l’indossare anche un paio di jeans ma senza strappi, ad esempio. Non è una questione di soldi o di firme ma di buon gusto».
Il balletto e i danzatori che più preferisce e perché…
«Quand’ero piccola guardavo sempre Maratona d’estate (trasmissione ideata da Vittoria Ottolenghi e dedicata alla danza, in onda su Rai1 per più di vent’anni). Sicuramente Carla Fracci, Margot Fonteyn, Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev e sono innamorata del “Don Chisciotte” nella versione di Mikhail Baryshnikov».
La prima sede della scuola era in via Istria? Da quando siete qui, in via Enrico Medi?
«La prima sede della scuola è stata in via Messina, poi in via Istria e oggi qui. Ero arrivata a seguire 130 allievi ma dopo la pandemia siamo scesi a 45. Oggi arriviamo a una settantina, 69 donne e un uomo. Ho invitato diversi maestri a tenere stage al mio fianco, come Wendel Wells e Fabio Basile per la danza contemporanea».
Cosa consiglia alle ragazze e ai ragazzi che vogliano intraprendere la strada della danza?
«Consiglio di studiare e di farlo in maniera seria. Del resto, anch’io continuo a studiare e a fare corsi di aggiornamento».
Organizzato dall’associazione Progetto danza con il patrocinio di Comune e Camera di Commercio, il concorso internazionale di danza Sicilia In oltre ad aver portato a Caltanissetta nomi prestigiosi della danza ha permesso ai talenti in gara di beneficiare di borse di studio e occasioni di lavoro importanti. Ricordiamo che la direzione artistica dell’evento è stata affidata al regista e coreografo Luciano Cannito e che la giuria ha ospitato nomi di rilievo come Carla Fracci. Nel 2006 il concorso è stato insignito dal Presidente della Repubblica della medaglia d’argento a riconoscimento dell’alto valore artistico e culturale e nel 2007 ha ottenuto l’alto patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ma la quattro giorni dedicata alla danza si è fermata nel 2019 e dopo la pandemia e la successiva morte dell’ideatrice e organizzatrice Rita Giliberto non è stata più realizzata. Anche per questo possiamo dire che Caltanissetta oggi è più povera…
«Il concorso è nato a ridosso della morte del sindaco Michele Abbate, al quale inizialmente era intitolato. Poi è diventato Sicilia In, all’interno del quale vi era il premio “Michele Abbate”. Se dovessi riproporre l’evento, lo intitolerei a mia sorella Rita, perché l’ha voluto e organizzato con tanta passione. Io ho fatto la direttrice di palcoscenico e posso dire che il concorso ha portato almeno 500 allievi a Caltanissetta, accompagnati dalle famiglie. Il concorso ha offerto molte possibilità ai suoi partecipanti: dalle lezioni con grandi maestri a borse di studio di valore ed ha creato un indotto in città. L’evento è stato vissuto e partecipato dai commercianti del centro, che hanno esposto nelle loro vetrine bellissimi costumi di danza».
Se avesse in animo di riorganizzare il concorso e se ad amministrare la città, chiunque vinca le elezioni, fosse una giunta illuminata, in grado di capire l’importanza culturale di questo evento, quale aiuto concreto le occorrerebbe?
«Occorrerebbe destinare fondi per il compenso dei membri della giuria e per chi tiene le lezioni di danza, oltre che per affrontare le spese che riguardano il teatro e l’allestimento. Sarebbe una spesa importante che andrebbe però a sostenere un evento che molto ha dato alla città. Fino ad oggi l’aiuto delle istituzioni è stato poco».