22 Dicembre 2024
L'opinione

24 e 25 aprile anno domini 2024. Riflessioni di Loredana Rosa (Governo di Lei)

Loredana Rosa

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Loredana Rosa (Governo di Lei), a proposito del Presidio per la pace (che si terrà domani 24 aprile dalle 17.30 alle 19.00, in piazza Garibaldi) e del successivo 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo:

 

Il 24 aprile il Presidio donne per la pace sarà di nuovo in piazza per alzare il suo grido, per dire no alle guerre, a tutte le guerre, perché nessuna guerra è giusta, e se ci sono “ragioni” insieme fanno un unico grande torto.

Il 24 aprile è vigilia del 25 Aprile, Anniversario della Liberazione dall’occupazione nazifascista che insieme al 1° maggio Festa del Lavoro e al 2 giugno Fondazione della Repubblica è una delle tre festività civili italiane. Ricorrenze essenziali per la Repubblica democratica nata dalla Resistenza antifascista.

C’è un “filo rosso” che unisce queste due date? Il 24 febbraio del 2022 la Federazione Russa ha invaso l’Ucraina, il 25 aprile del 1945 l’Italia ha sconfitto il fascismo e l’invasore tedesco. Altra guerra si è aggiunta il 7 ottobre del 2023 con l’attacco terroristico di Hamas al quale ha immediatamente e tragicamente risposto il governo israeliano dando inizio al genocidio dei palestinesi.

Fine e inizio, ieri e oggi, ci sono parole “uguali”, ma sono parole che hanno lo stesso significato per tuttә?

Vediamole: guerra, vincere, nemico, occupazione, liberazione, resistenza, invasore, sconfitta, terrorismo, genocidio.

Ogni belligerante dice che ha cominciato l’altro, ogni belligerante dice che si sta difendendo dal pericolo rappresentato dall’altro, ogni belligerante vanta diritti sul suo “spazio vitale”, ogni belligerante dice “nostro” ma decide chi è dentro e chi è fuori. Ogni belligerante vuole vincere e vuole la sconfitta del nemico, qualunque sia il prezzo che le persone pagano.

Gli occupanti, gli eserciti occupanti, giustificano, ciascuno in modo diverso ma tutti inesorabilmente con profonda convinzione, l’occupazione, legittimandola o come tradimento di patti preesistenti (la Germania lo fece in Italia dopo l’8 settembre, la Russia con l’Ucraina e per suo tramite con la NATO, o come il diritto derivante da una concessione o conquista di secoli precedenti o addirittura “divina” come quella avuta millenni fa da Israele che nega l’esistenza della Palestina).

Gli occupati, con eserciti “regolari” e no, combattono per cacciare gli invasori e liberarsi, ma gli occupati combattenti per gli occupanti sono soldati o terroristi? Se una terra invasa non ha, perché non lo ha mai avuto o perché non lo ha più, un esercito “regolare”, quello con le divise tutte uguali, una gerarchia definita e la legittimazione all’uso delle armi per garantirsi il diritto alla difesa, ecco che la “difesa” non è più un diritto e coloro che imbracciano le armi non sono difensori ma terroristi e, quel che è peggio sono terroristi non solo per gli Stati direttamente coinvolti nel conflitto, ma anche per tutti gli altri che non lo sono.

I partigiani italiani per i nazifascisti erano terroristi, per gli Alleati combattenti di serie B; per Stati Uniti, Inghilterra ed Europa gli Ucraini che combattono sulla loro terra sono “regolari” e “meritano” invio di armi e aiuti, i profughi ucraini accoglienza illimitata e affettuosa; per questi stessi Stati Uniti, Inghilterra, Europa, che non hanno ancora riconosciuto lo Stato di Palestina, i palestinesi non hanno un esercito “regolare”, i combattenti perciò sono tutti più o meno terroristi, quindi non possono essere riforniti di armi e gli aiuti umanitari vengono inviati “a perdere”, per salvare la faccia e sentirsi buoni, senza fermare l’orrore del genocidio perpetrato  del governo israeliano; i profughi palestinesi non hanno accoglienza né illimitata né tanto meno affettuosa, anzi rientrano tra quelli della “sostituzione etnica” che minaccia la “civiltà occidentale e l’identità italiana”.

Ecco che le parole del 24 aprile e del 25 aprile, pur se uguali hanno significati diversi, non basta pronunciarle bisogna riempirle di contenuti, a costo di farsi male ciascunә deve affrontarle e cambiarle per potere dare loro un significato di giustizia e onestà, per cambiare violenza in rispetto, morte in vita, guerra in pace.

 

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