Una famiglia e un figlio a Milano. Parla Francesca Mugavero
Francesca Mugavero ha 52 anni e una lunga esperienza nel settore della comunicazione pubblicitaria. Francesca è di origini nissene e vive tuttora a Caltanissetta, dopo aver vissuto 36 anni a Milano. Oggi cura, per Radio CL1, insieme a Maurizio Diliberto, la trasmissione radiofonica “Backstage – Le arti e le professioni dello spettacolo”. In questo momento, Francesca ha la famiglia d’origine e un figlio a Milano e vive l’emergenza sanitaria da coronavirus provando anche l’ansia da distacco dai suoi cari e le preoccupazioni che ne derivano nel saperli in una regione e in una città messe in ginocchio, più di altre, da questa situazione. Abbiamo deciso quindi di pubblicare le riflessioni di Francesca, ribadendo ancora una volta la necessità di attenerci scrupolosamente alle direttive e ai comportamenti da seguire forniti da governo, medici e scienziati per contenere il contagio. Scrive Francesca:
«È venuta a mancare la solidarietà e questa sventura collettiva si trasforma in qualcosa di crudele.
Sudista versus Nordista è il vecchio ma sempre nuovo campanile strisciante, che punisce con “ferocia” chi si è “unto” per primo del peccato mortale.
“Respingeteli”, “Rimandateli al Nord”, “Fermateli”.
Bloccate ai confini, la Milano da bere, la Milano delle mille opportunità, la Milano stronza del “vai a lavurà”, i figli di papà che sono andati a Milano a studiare!
Ma la storia di chi torna è diversa da chi appartiene veramente a Milano. Insegnanti, studenti, precari, gente del Sud che torna a casa, in molti casi per necessità di sopravvivenza economica.
Il primo decreto ci mette gli uni contro gli altri. Ma forse sarebbe stato opportuno fare i conti con la più ovvia delle azioni.
Da quel momento, mi sembra di essere entrata nella sceneggiatura di “La Notte del Giudizio”, un film del 2013 ambientato in un futuro dispotico dove per 12 ore puoi dare sfogo a qualsiasi cosa, anche l’omicidio.
La “rivincita” del Sud contro una Milano smarrita che per poco tempo perde il suo equilibrio. Un Sud che non riconosce nemmeno la sua gente. Un Sud che non ti invita più alla sua tavola.
Milano combatte e non si piega. Milano accoglie tutti, senza ma. PERCHÉ tutto quello che viene dopo il ma, non ha valore. E anche chi torna, perché lo hanno licenziato, perché non ha lezioni, perché si sente solo, perché lo aveva in conto, deve essere accolto, PURCHÉ rispetti le procedure: autodenuncia e quarantena obbligata, senza contatti neanche con i prossimi. Per il bene di tutti».
.
L’accorato articolo della dottoressa Mugavero potrebbe essere commentato con “Omnes qui acceperint gladium, gladium peribunt” (ovvero: Tutti quelli che metteranno mano alla spada di spada periranno), Matteo (26,52), ma sarebbe banale e ingiusto, anche perché le sue amare osservazioni corrispondono alla realtà. Proprio in momenti così difficili però è necessario “ampliare e approfondire” lo sguardo; l’individualismo esasperato, il familismo crudele, il cinismo sociale e l’imbarbarirsi delle relazioni, si stanno ormai producendo e riproducendo da alcuni decenni e sebbene tutti/e ne portiamo la responsabilità, non su tutti/e questa responsabilità grava con lo stesso peso. La “comunicazione mainstream” ha veicolato molto del peggio della pancia del Paese, politica e imprenditoria comprese, è tempo di invertire la rotta, che tutta questa angoscia faccia da lavacro all’egoismo e alla cattiveria.