Breve storia della prozia Savina, single tra i dolci!
Quando muore qualcuno, muore anche un sapore. E’ stato così per mia nonna Apollonia, che si è portata dietro i segreti di una parmigiana indimenticabile ed è stato così per mia nonna Marcella, con la sua frittata di carciofi irraggiungibile dai comuni mortali. La prozia Savina, sorella di mio nonno Alfonso Geraci, non l’ho conosciuta. O meglio, l’ho conosciuta attraverso i ricordi che di lei mi sono stati tramandati da genitori e parenti. In alcuni racconti non è mancato lo stereotipo, meglio dire il pregiudizio, ancora duro a morire, che si attribuisce alle donne single. In altri, invece, questa prozia era descritta come una persona buona, un’accanita lavoratrice peraltro molto dedita ai nipoti. Di lei rimangono fogli sparsi, con le ricette dei dolci che preparava per la pasticceria allora ubicata in corso Umberto. La prozia ci ha lasciato anche un libro, del quale sono a noi ignoti l’autore e l’anno di pubblicazione. Uno di quei libri di cui Savina si serviva per la sua attività, per studiare nuove preparazioni e confrontare ingredienti e metodi. Abbiamo quindi deciso di inserire la foto di una ricetta tratta dal libro, sperando che magari qualcuno ci dia le informazioni mancanti. Visto che si tratta di un libro pensato e scritto per le pasticcerie, le dosi riguardano la realizzazione di più torte e per una preparazione casalinga andrebbero ridotte o quantomeno riviste.
Dopo una vita di lavoro, la prozia non ebbe una vecchiaia lieta, nonostante l’aver trascorso i suoi anni migliori per addolcire le vite degli altri. I suoi dolci, però, sono arrivati fino ad oggi, così come il ricordo di una donna che non si arrese alle circostanze e che considerò il lavoro la più potente arma di dignità e riscatto. Tutto questo in un periodo in cui le donne che aiutavano nelle attività di famiglia quasi mai vedevano riconosciuto il proprio valore ed apprezzato il loro fondamentale, determinante, contributo.