20 Settembre 2024
L'opinione

Carini-Khelif: a che gioco giochiamo. Una riflessione di Loredana Rosa

(Foto tratta dal web)

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Loredana Rosa (Governo di Lei), a proposito della recente polemica scaturita dal match di boxe tra la pugile algerina Imane Khelif e l’italiana Angela Carini.

<Mi sono chiesta se fosse opportuno, o addirittura possibile, sottrarsi al borborigmo “che da tante parti d’Italia si leva verso di noi”, ma poiché anch’io “non sono insensibile”, eccomi all’opera non per difendere o accusare, ma per affermare che quello che è in gioco nel “gioco olimpico” Carini-Khelif non è “un gioco” ma un’idea di Mondo, un progetto di società che sia fondato sulla molteplicità e l’alterità che convivono e interagiscono contaminandosi con letizia e compassione o il suo contrario, l’arcigno sguardo che giudica e discrimina, che usa le “differenze” per escludere e discriminare, che detta le “regole” ma ad esse si sottrae se non abbastanza “convenienti”.
La reazione inattesa e drammatica di Carini, che personalmente ho trovato autentica, merita attenzione; una giovane donna che si è tanto sacrificata per raggiungere quella meta e se ne allontana disperatamente deve essere aiutata a ritrovare un nuovo equilibrio e forse nuove mete e nuovi obiettivi; per questa sua fragilità sono convinta che il suo dolore non avesse niente a che fare con i pugni di Khelif della quale quindi rivendico l’innocenza e maledico chi la oltraggia con argomenti e parole indegne di un pensiero laico, pluralista, rispettoso e pacifista.
Ed è proprio qui che arriviamo al punto. Di uno solo dico ma è di tutti/e loro che parlo. Dico di quel tale Borgonovo, vice a La Verità, triste d’aspetto e tristo di detto, che addensa nubi di angoscia sulle nostre teste e turbini violenti nei nostri pensieri, citando la femminista Rowling a testimone del suo essere giudice giusto, insozzando le idee di tante, donne e femministe, che non la pensano come lui, Roccella, Meloni e le destre integraliste e distruttrici che attraversano il mondo con la loro forza vendicatrice.
Adesso dico a quelle che mi stanno a cuore, le mie care sorelle, ad alcune di loro, femministe certo, alle quali non nego la mia sorellanza e alle quali ricordo che “sorellanza” non è un sentimento ma un agire politico; a loro ricordo i torti subiti e le ingiustizie patite per dire che in nome di non si sa quale presunto oltraggio non si può recare oltraggio ad altre e altrә. Noi che abbiamo rifiutato i modelli che il patriarcato ci ha imposto e ancora ci impone non possiamo cadere nella stessa trappola, Khelif non “somiglia” abbastanza a una donna? A quale modello di donna non somiglia “abbastanza”? Non sentite i venti mefitici che soffiano sul mondo non per i misteriosi intenti degli Dei ma per la presenza di uomini e donne che usano “la differenza” non come una soluzione ma come un arma contro altre differenze?
Noi discriminate non possiamo, non dobbiamo, discriminare, non possiamo e non dobbiamo cadere nella trappola che ci viene abilmente tesa ancora e sempre dal “patriarcato” che sussurra “noi vi riconosciamo ma abbiamo il potere di estendere questo riconoscimento ad altre persone che insidieranno il vostro potere concorrendo nei vostri spazi, perché mai e poi mai a voi e a questә, sarà consentito contendere i nostri”.
Non prestiamoci a questo massacro né a nessun altro, in questo addensarsi di oscurità facciamo che le nostre idee si accendano e si vedano, sconfiggiamo noi per prime la paura di perdere presunte conquiste che tali non sono se riguardano solo alcunә e non cambiano il mondo>.

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