Considerazioni a margine di uno striscione
Caltanissetta ha una centralità geografica mortificata dal dissesto delle autostrade e da cantieri fermi ben prima che il coronavirus prendesse piede. Ma la centralità di Caltanissetta si esprime anche in altri campi, Sud di un Sud già in crisi da tempo, fanalino di coda per qualità della vita e territorio dove allignano fenomeni tristi come la dispersione scolastica. Viviamo in un centro importante di questa crisi ormai familiare nelle nostre vite, che condiziona il futuro dei giovani come degli anziani. A Caltanissetta un ragazzo o una ragazza, finite le scuole, sognano di poter andar via e se anche non vogliono, spesso fanno ugualmente le valigie, per cercare lavoro e futuro altrove. La pandemia ha fatto piovere dove, per molti versi, era bagnato, anche se sicuramente ha peggiorato le cose. Il nero dei caratteri dello striscione affisso sopra uno dei tanti negozi della città rende ancora più cupo il centro, già svuotato dalle necessarie misure di contenimento del contagio. “Il Covid mi ha risparmiato, lo Stato mi ha ucciso”: un urlo d’inchiostro che squarcia giornate silenti, tra pochi passanti che camminano frettolosamente, con le loro mascherine sul viso. Intanto si registrano iniziative da parte degli operatori del settore Food & beverage, appelli di sindacati e associazioni di categoria, incontri istituzionali. Perché anche se non siamo sulla stessa barca, come ha sottolineato, giorni fa, il responsabile Fipe di Caltanissetta Alfonso Grillo, la tempesta è la stessa.
In questo scenario c’è chi è morto di Covid-19, chi si è ammalato ma ce l’ha fatta, chi trascorre la sua quarantena in una casa con giardino e chi invece in pochi metri quadrati con una sola finestra. C’è chi è in carcere, chi ha risorse per poter vivere e chi ha finito i soldi e non sa come tirare avanti. C’è chi ha un’attività e chi un lavoro non l’aveva neanche prima e c’è chi ha lavorato in nero, spremuto dai suoi titolari. C’è chi è bambino o bambina e crescerà avendo fatto questa esperienza. Vite diverse che sono i tasselli di un unico mosaico, perché questa pandemia avrà ripercussioni sulle vite di tutti anche nella misura in cui avrà ripercussioni sugli altri rispetto a noi. L’emergenza sanitaria ha spazzato via le vecchie contese sull’isola pedonale e sulla presenza delle persone migranti, e il virus si è insinuato tra le pieghe dei sogni da “salotto buono”. La pandemia ci ha ricordato che esistono fenomeni più grandi di noi che, dalla Cina o da qualsiasi altra parte del mondo, possono intervenire sul nostro quotidiano. Una sola speranza: che l’emergenza non faccia figli e figliastri, che si diffonda la consapevolezza che nessuno può farcela da solo. Soltanto così Caltanissetta potrà rimanere al centro, questa volta, di una nuova ripartenza.