Contrasto al lavoro irregolare: presentato il progetto S.I.P.L.A.
Contrastare il lavoro irregolare in agricoltura fornendo ai braccianti tutele materiali e immateriali come interventi di supporto abitativo e servizi di consulenza. Si tratta di obiettivi e strumenti del progetto S.I.P.L.A. (Sud, Sistema Integrato di Protezione per i Lavoratori Agricoli), presentato oggi pomeriggio alla Casa delle culture e del volontariato “Letizia Colajanni”. La conferenza stampa di presentazione del progetto si è svolta in presenza di Fausto Melluso (delegato alle Migrazioni dell’ARCI Palermo), Giuseppe Montemagno (presidente ARCI Caltanissetta), Calogero Santoro (presidente associazione I Girasoli) e Noufou Yabrè (associazione I Girasoli).
Sei le regioni in cui il progetto avrà luogo: Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, con un partenariato di 30 enti di cui l’ARCI è capofila. Partecipano, fra tutti, la Caritas, Confcooperative Puglia, Fairtrade Italia, l’Unione dei Coltivatori Italiani Reggio Calabria, Adecco Formazione e I Girasoli Onlus di Caltanissetta.
Presente soprattutto nelle campagne del Meridione, il lavoro irregolare non andrebbe contrastato duramente piuttosto che cercando di attenuarne le ricadute sulle condizioni di vita dei braccianti attraverso misure come queste? Lo abbiamo chiesto ai rappresentanti Arci, presenti in sala, che hanno risposto così. «Questo Paese ha dimenticato le politiche di limitazione del danno» ha dichiarato Fausto Melluso. «Occorre intervenire per migliorare le condizioni di vita delle persone e noi rivendichiamo la possibilità di intervenire in alcuni contesti per migliorare la vita delle persone. In Italia servirebbe una normativa differente ma nel frattempo non possiamo stare fermi».
«Attraverso il progetto S.I.P.L.A.» ha aggiunto Calogero Santoro «accompagniamo i braccianti in un percorso di emersione e quindi di contrasto allo sfruttamento». Infine Giuseppe Montemagno ha sottolineato come il rivendicare diritti per le persone sia una cosa che dovrebbe fare la politica che, invece, non fa.
In buona sostanza, attraverso il progetto si cercherà di costruire relazioni quotidiane di fiducia con le persone sfruttate per stimolare in loro la volontà di emergere da una condizione di subalternità.