Dopo il primo turno, verso il ballottaggio. Amministrative di Caltanissetta. L’opinione di Loredana Rosa
Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Loredana Rosa (Governo di Lei) sulle elezioni amministrative di Caltanissetta:
Il Consiglio Comunale che ha rappresentato Caltanissetta negli ultimi cinque anni è stato il peggiore tra tutti quelli che io ricordo. Consigliere e consiglieri hanno veleggiato tra una commissione e l’altra senza dare quel contributo di rappresentanza, idee e progetti che ci si aspetta da una istituzione politica elettiva espressione democratica di una comunità e di un territorio.
La composizione del nuovo Consiglio non è ancora nota e sarà certa solo tra alcuni giorni; rispetto al primo turno il ballottaggio è un’altra storia, Tesauro e Petitto stanno già tessendo nuovi panni, che cosa questo possa significare per la Città lo vedremo presto, ma intanto possiamo dire con certezza che qualcosa di diverso nel Consiglio Comunale ci sarà; fatta salva l’immarcescibile presenza di alcuni “collettori di voti” che mostrano le loro capacità appunto in questa attività, siederanno sugli scranni di Palazzo del Carmine nuove persone.
Da una scorsa veloce e superficiale dei voti avuti da liste e candidate/i ho avuto la conferma di un grande spreco e di un triste inganno per la rappresentanza, infatti come si può immaginare di affidare il “potere di agire in nome e per conto altrui” a chi non rappresenta altri che sé stesso? Risposta immediata: chi non prende abbastanza voti non è eletto perciò il problema non si pone, mentre offrire una ampia scelta è un presupposto della democrazia. Troppo facile! A renderla difficile è la contrapposizione o la compartecipazione di due modi di essere della democrazia e cioè la democrazia formale e la democrazia sostanziale. Se in politica la forma è sostanza è altrettanto vero che la forma svuotata dalla sostanza può diventare la tomba della politica e, in uno Stato democratico, la fine della democrazia. Esempio: l’elezione diretta del Sindaco è comunemente considerato un elemento utile alla democrazia formale perché espressione diretta della volontà popolare, ma è veramente così? Perché un candidato o una candidata hanno bisogno di tante liste? Per esprimere la pluralità delle posizioni che dicono di rappresentare? Davvero ognuna delle liste che hanno allietato la nostra campagna elettorale ha espresso in modo chiaro e convincente idee e programmi che ne giustificassero la presenza e la conseguente richiesta di consenso? O non sono servite a raccattare voti comunque e dovunque, anche pochi e pochissimi, per buttarli nel calderone sindaca/o?
A parte coloro che hanno preso zero voti che sembrano essere nelle liste a loro insaputa, per alcunә ci sono risultati così poco lusinghieri da fare supporre che le loro carriere politiche siano state costruite non sul consenso e sul radicamento nel territorio ma su fortune generate dal caso, nella migliore ipotesi, o dall’affiliazione e dall’interesse personale.
Un altro motivo che potrebbe essere addotto alla presenza di tante liste e tantә candidatә sarebbe quello di un intervento diffuso e capillare utile alla partecipazione, cioè, data la sempre più ridotta presenza militante di volontarә nei partiti, a fare la campagna elettorale sono candidatә e parenti. Il problema è che costoro, essendo raccattati con la “rete a strascico” non sono in grado di promuovere nemmeno se stessә, figuriamoci idee e progetti, infatti l’astensionismo resta altissimo mentre la qualità del personale politico si abbassa sempre di più.
Ho già detto di presenze nuove nel prossimo consiglio e ne cito soprattutto una che ha meritato la mia attenzione ben prima della sua partecipazione alla contesa elettorale, intendo riferirmi alla lista Futura e Democratica nata dall’unione di PD con l’associazione Futura-costruiamo insieme la città.
Con altre componenti dell’associazione femminista ambientalista Governo di Lei ho partecipato a diversi incontri con esponenti dell’uno e dell’altra, sia separatamente sia collegialmente, coltivando speranze e costruendo percorsi promettenti per l’amministrazione di Caltanissetta; purtroppo questa speranza è stata delusa e la possibilità perduta. Sia il PD sia Futura, non essendo in grado di proporre un progetto alternativo al giudizio dell’elettorato, hanno fatto una scelta diversa offrendo il loro sostegno alla candidata Petitto, che, dopo averli lasciati un po’ in anticamera, ha concesso loro udienza e accoglienza a condizione che il PD si mimetizzasse, di nuovo, in una lista civica. La lista Caltanissetta Futura e Democratica ha riscosso un buon successo, con il 7,42 % è al 4° posto tra le più votate. Questo il “dato”, ma il “significato”? C’è un detto americano che recita: “Cosa se ne fa il cane della macchina dopo averla presa?”, cioè dopo essere entrati in possesso dell’oggetto agognato se non lo si può “utilizzare” a che serve averlo agguantato? Questa sciagurata legge elettorale “populista” e ingannatrice, deciderà chi amministrerà la città e chi siederà in Consiglio, un assessorato e qualche consiglierә riusciranno a fare la differenza? La prossima Amministrazione deciderà della vita e del benessere-malessere delle persone, il prossimo Consiglio Comunale saprà esercitare la sua funzione di contrappeso? Tra conosciuti e sconosciuti non c’è da stare allegre.
Tantissimi spunti di riflessione, ma resta (parafrasando Lenin) una domanda di fondo inevasa: che fare? Non che io abbia una qualche idea in proposito o una risposta. O forse si, o meglio, un percorso e metodo per trovare una risposta: ritornare ad un pensare ed un conseguente agire condiviso, che tenga insieme questioni locali (la città) e globali (pace, ambiente, diritti di cittadinanza). Resta il tema del contenitore dove costruire questa “ricerca/ azione” posto che tra quelli che oggi offre “il mercato” della politica mi appaiono tutti fortemente inadeguati e pervasi da personalismi, leaderismi assai difficili da eradicare.