21 Dicembre 2024
Il fatto

Elezioni comunali a Caltanissetta. Per andare a votare ci vorrà più coraggio o più cattiveria? Di Loredana Rosa

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Loredana Rosa (Governo Di Lei) in merito alle prossime amministrative:

Loredana Rosa
Le elezioni amministrative si avvicinano a grandi passi ma i preparativi non “fervono”.
Credo che nemmeno chi osservasse con atteggiamento molto ottimista e grande buona volontà potrebbe scorgere una “partecipazione intensa e calorosa” e/o della “eccitazione” in questo tempo di preparazione all’avvento.
Certo serpeggiano sussurri e si apparecchiano incontri, si propongono autocandidature, oltretutto sempre le stesse già viste e sentite, ma tutto sembra essere all’insegna di una stanchezza mortale, vissuto nel pieno di una malattia alla cui guarigione nessuno crede.
Vedo già alzarsi sguardi indignati perché, almeno una delle autocandidature riguarda una donna, si è messa in moto per tempo, si propone come una possibilità di cambiamento, ma… “l’abbiamo vista arrivare”.
Naturalmente non mi riferisco alla individuazione precoce di un obiettivo da raggiungere, intendo riferirmi all’obiettivo stesso e al percorso per raggiungerlo.
La personalizzazione della politica, cioè l’identificazione del progetto con l’uomo o la donna che lo incarna, inonda di nebbia quante e quanti a quello stesso progetto lavorano con due conseguenze devastanti; la prima riguarda la selezione dei gruppi dirigenti che punta al ribasso sia perché non emergano figure che possano sminuire la figura del/della leader, sia perché un contesto povero, poco stimolante e subalterno, allontana risorse ed energie che danno il meglio di sé nell’elaborazione e nell’agire visibile e collettivo.
Succede anche che, oltre all’immiserimento complessivo della classe dirigente e quindi anche della qualità dei/delle leader, nella nebbia si nascondano mostri.
I mostri di cui parlo si muovono nella scia dei “mostri” di Dino Risi, non sono dei “cattivi eccellenti” ma personaggi che si aggirano tra i “cattivi sentimenti”, che solleticano l’autocommiserazione e l’autocompiacimento, che indicano il “nemico” e offrono protezione, tutto ovviamente finalizzato al raggiungimento di un potere personale più o meno meschino e utile solo al suo detentore.
Ma torniamo all’obiettivo e al percorso. In una competizione elettorale amministrativa l’obiettivo è essere eletta/o per diventare sindaca/o, e poi? Forse diventare sindacә non è il fine ma il mezzo, allora l’obiettivo è amministrare la Città e farlo in un “altro modo” rispetto all’amministrazione passata.
Questo “altro modo”, pur affermato nei discorsi e nei proclami, deve essere agito, non tanto e non solo quando e se si raggiungerà la meta, deve essere agito sin da subito, durante il cammino per raggiungerla, perché il cammino è parte della meta e questa non sarà raggiunta se il percorso è sbagliato.
Fuori di metafora, mi chiedo: è possibile proporsi come speranza di cambiamento utilizzando il “solito modo”? Non basta dirsi nuovә per esserlo, bisogna “dimostrare” di esserlo, bisogna agire in modo “nuovo”.
In questo tempo “sonnambulo” (CENSIS), riportarsi alla realtà non più per subirla ma per governarla, richiede un’azione rivoluzionaria che cambi il paradigma imperante.
Nemmeno formulette accattivanti del tipo “Apriremo… come una scatoletta di tonno”, dovrebbero più ingannare nessuno visto come è finita, allora?
Siamo ancora in tempo, proviamo a proporre comunità invece di alleanza, bene comune invece di interesse, ridiamo alla rappresentanza il giusto potere segnato dai limiti della partecipazione e forse cambieremo paradigma, potere e governo.
Perciò quando dico “l’abbiamo vista arrivare” voglio dire che era “riconoscibile” perché nel solco della tradizione politica maschile; tutta un’altra storia rispetto al “Processo della conoscenza-riconoscimento-riconoscenza” di cui parla Lidia Menapace in riferimento ai percorsi politici delle femministe e delle donne, “irriconoscibili” dal potere maschile e che perciò lo coglie di sorpresa.

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