Emergenza virus. L’Arci di Caltanissetta chiede aiuti subito per chi sta peggio e impegno per il rilancio del territorio
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del presidente ARCI di Caltanissetta, Giuseppe Montemagno:
«Nei prossimi giorni ai Comuni della nostra provincia saranno accreditate le somme destinate dalla protezione civile nazionale e dalla Regione ad interventi di solidarietà alimentare a seguito dell’emergenza virus. Sono poco più di 7 milioni e 600 mila euro che si aggiungono ai quasi 31 milioni di euro previsti dal governo nazionale con il Fondo di solidarietà comunale. Dovranno servire in tempi brevissimi a dare un sostegno alle persone più fragili e alle famiglie in difficoltà, in un territorio come la provincia di Caltanissetta dove, già in condizioni normali, la qualità della vita e dei servizi non eccelle. Chiediamo ai Sindaci di attivare subito tutte le forme di coordinamento possibili tra i soggetti impegnati a fare fronte all’emergenza sociale in atto, incanalando tutte le risorse su obiettivi ed interventi precisi.
È un momento difficile per tutti, ma per qualcuno lo è ancora di più ed è quindi necessario che prevalga il senso di comunità e di solidarietà verso chi sta peggio. I Servizi Sociali comunali, in molti casi sottodimensionati e già alle prese con mille emergenze quotidiane, sono chiamati al gravoso compito di gestire al meglio queste somme, certamente limitate rispetto alla gravità della situazione, in favore di quelle persone e di quelle famiglie che vivono una reale condizione di indigenza. Lo facciano nella massima trasparenza, senza tollerare furbizie ed opportunismi. “Nessuno resti indietro” è l’affermazione che in questi giorni spesso abbiamo ascoltato, ora è il momento di dimostrare che questa affermazione non è solo uno slogan ma un principio da mettere in pratica, valido per tutti. Può essere il primo passo per una fase di ricostruzione sociale che sarà lunga e complessa. Può essere l’inizio di un nuovo percorso che proprio da una ritrovata sensibilità verso le esigenze delle persone più fragili ridia un senso al termine “comunità”, alle pratiche di solidarietà, ai processi di sviluppo che devono essere economici e sociali nello stesso tempo.
L’intero territorio provinciale negli ultimi anni ha vissuto nuovamente il dramma dell’emigrazione di tanti giovani, ma anche di interi nuclei familiari alla ricerca di una stabilità economica. La crisi della grande industria nell’area di Gela, l’assenza di infrastrutture adeguate a sviluppare il settore agricolo e artigianale nelle aree interne e fino al Vallone ha relegato migliaia di persone in una condizione di povertà relativa o assoluta, spingendole ai margini della società. In queste settimane il Comitato Territoriale ed i Circoli dell’ARCI della provincia, così come tante altre associazioni, pur nelle difficoltà logistiche imposte dall’attuale momento, hanno continuato a garantire sostegno alle persone più fragili, a costruire occasioni di aggregazione a distanza, a inventare nuove modalità di fruizione culturale, a coordinare la circolazione di informazioni tra i diversi livelli associativi e con le altre reti di Terzo Settore.
Ricostruire i legami sociali tra le persone e tra le nostre comunità, non appena questo “maledetto” virus ci darà tregua, è un obiettivo fondamentale per evitare lo spopolamento totale della nostra provincia e diventa l’occasione per ripensare nuovi modelli di sviluppo, che siano frutto di scelte condivise e non imposte, che vedano le persone protagoniste e non semplici spettatori. È una grande sfida che dovranno cogliere intanto gli Amministratori locali, ma a cui saranno chiamati a concorrere anche tutte le altre forze economiche, sociali e culturali del territorio. Una sfida che ancora di più richiede uno sforzo non indifferente al mondo del Terzo Settore che ha proprio nella produzione di beni relazioni la sua funzione principale e che deve pretendere di vedere riconosciuto il proprio ruolo di rappresentanza delle istanze sociali dei cittadini e non solo quello di utile manovalanza nei momenti di emergenza sociale o sanitaria. Terminata questa emergenza niente sarà come prima, tuttavia se il futuro sarà migliore o peggiore dipenderà soprattutto da noi».