15 Gennaio 2025
Il fatto

IGP torrone di Caltanissetta: riflessioni in più battute prima della riunione di martedì 4 febbraio alla CCIAA

Il torrone tradizionale di Caltanissetta, lavorato all’interno dei telai.

Il Pasticciere Trotzkista vorrebbe avviare una serie di riflessioni sul torrone di Caltanissetta, in vista della riunione che si terrà alle 17.00 di martedì 4 febbraio 2025 nella sala consiliare della Camera di Commercio (corso Vittorio Emanuele,38).

Secondo quanto riportato dai media locali, l’Associazione Produttori di Torrone (con sede in via Libertà 176/178) avrebbe chiesto al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) per il torrone di Caltanissetta. A tale scopo, l’associazione avrebbe redatto una proposta di Disciplinare di Produzione da leggere e discutere nel corso della riunione indetta dai funzionari del Ministero, in presenza di chiunque voglia partecipare e contribuire al dibattito.

Il Disciplinare è già consultabile sul sito della Camera di Commercio di Caltanissetta (https://www.cameracommercio.cl.it/) e offre una serie di spunti per avviare una discussione.

L’Indicazione Geografica Protetta è un riconoscimento dato dalla Comunità Europea per indicare che una determinata area possiede caratteristiche peculiari che rendono il prodotto della zona unico e non riproducibile al di fuori di essa (Fonte: agriregionieuropa.univpm.it).

Si tratta però di un legame meno vincolante rispetto a quello previsto dalla Denominazione di Origine Protetta (DOP). Condizione necessaria per acquisire una IGP è infatti che solo una delle fasi di produzione debba essere effettuata nella zona delimitata. In base a questo principio, le materie prime con le quali realizzare il prodotto possono anche provenire da altre regioni o da fuori, magari a discapito di filiere locali che hanno una qualità ma anche un costo maggiori.

Detto in soldoni: possiamo produrre il torrone di Caltanissetta IGP usando miele ucraino, pistacchio iraniano e mandorle spagnole in un laboratorio di Bitonto (per citare un’altra città), a condizione che almeno una delle fasi di preparazione e/o confezionamento avvenga a Caltanissetta.

Questa è la prima perplessità del Torronificio Geraci (che produce torrone e specialità siciliane dal 1870 a Caltanissetta) in merito alla necessità reale di dotarsi del marchio in questione.

Pur ritenendo legittimo, da parte dell’UE, il voler tutelare il regime di concorrenza tra i suoi Stati membri, le filiere agricole locali otterrebbero reali vantaggi da un torrone IGP, visto che non si parla di condizioni vincolanti per l’utilizzo delle loro produzioni?

Eppure, le mandorle, i pistacchi e il miele della provincia dovrebbero rappresentare una condicio sine qua non per garantire la “nissenità” del prodotto. O no? Sarebbe bello leggere i commenti dei lettori a riguardo.

 

 

 

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