La protesta dei trattori e la sinistra che non c’è. L’opinione di Antonio Riolo
Nonostante il mondo dei trattori, in queste ore, appaia diviso, la protesta non si placa e spinge ad interrogarsi sulla natura di questo movimento tanto esteso. Abbiamo quindi sentito l’opinione di Antonio Riolo, politico e sindacalista.
Nato a Caltanissetta nel 1956, Antonio Riolo è stato segretario della Federazione nissena del Pci e, nella seconda metà degli anni Ottanta, vicesindaco della città. Nel corso della sua lunga attività politica e sindacale, ha scritto diversi saggi e articoli e ha fatto parte del Comitato scientifico della rivista “Quaderni d’Alveare” dei Gesuiti di Palermo. Per Ediesse (Roma) ha pubblicato Il testamento biologico (2009); Federalismo fiscale, scenari e prospettive (2010); e, con Francesco Renda, Liberare l’Italia dalle mafie (2008) e Portella della Ginestra e la guerra fredda (2008). Per la casa editrice La Zisa (Palermo) ha pubblicato (con Francesco Anzalone e Fabio Marino) Scombussolati a Lisbona. Segretario regionale della CGIL Sicilia negli anni Duemila, Antonio Riolo ha ricoperto anche incarichi nazionali e oggi vive a Palermo.
A proposito della natura e dei protagonisti del movimento degli agricoltori, ha risposto così: «Questo è un movimento che ha investito tutta l’Europa perché il problema reale è quello delle multinazionali che detengono il monopolio della decisione sui prezzi e non praticano il giusto prezzo. Il mercato è fortemente condizionato dalle multinazionali e la politica agricola comunitaria gode di un’assistenza e una distribuzione a pioggia di miliardi e miliardi di euro. Si dovrebbero evitare le sovvenzioni a pioggia, fermo restando il principio che abbandonare la terra significa abbandonare la vita.
In periodo di campagna elettorale i vertici burocratici della Comunità europea hanno pensato a una politica che limiti tutta una serie di sostanze per contrastare il cambiamento climatico e che poi si sono rimangiati dimostrando di essere al meretricio dello scambio, senza alcuna visione. Anche se il principio del giusto prezzo è condivisibile, questo è un movimento populista che sconta l’assenza di un’idea e di un’organizzazione politica. Lo scenario attuale della protesta è infatti caratterizzato dalla mancanza di formazioni politiche e di partiti strutturati. Questa mancanza è l’ulteriore conferma del decadimento della qualità della democrazia. Una lezione ulteriore per capire che le cose vanno male e che il populismo di destra avanza a causa dell’assenza di una sinistra che non ha più idee».