4 Dicembre 2024
Buona idea

Parlare di mafia è ancora necessario. Riflessioni di Loredana Rosa

Giuseppe Trovato (Foto tratta dal sito web del Comune di Caltanissetta)
Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Loredana Rosa (Governo di Lei) in merito all’incontro – dibattito con Giuseppe Trovato, che si terrà domani:

Venerdì 12 aprile alle ore 9:30, presso la sala degli Oratori di Palazzo Moncada, si terrà un incontro-dibattito con l’attivista Giuseppe Trovato sui temi della legalità e del contrasto alla mafia, rivolto agli studenti e alle studentesse della Consulta provinciale studentesca e a rappresentanti delle scuole di istruzione superiore di Caltanissetta.
L’incontro è promosso dall’associazione Onde donneinmovimento, dal Centro studi Paolo e Rita Borsellino e dall’associazione Governo di Lei, con il patrocinio del Comune di Caltanissetta.
Giuseppe Trovato è un giovane avvocato appassionato di “legalità”, attivista sin da studente dedica il suo tempo e le sue competenze alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, il 5 marzo scorso, presso la scuola “Odierna” di Palma di Montechiaro dove si era recato su invito di studenti e studentesse, alle fine dell’incontro è “stato avvertito” come racconta lui stesso in una intervista del 7 marzo all’emittente televisiva Antenna Sicilia:
“Mentre facevo una riflessione sul fatto che 5.000 mafiosi hanno rovinato l’immagine di 5 milioni di onesti siciliani ho citato come esempi negativi Totuccio Pace e Nicola Ribisi.
Come io ero da solo e stavo raggiungendo la macchina per tornare a Catania un ragazzo mi ha chiamato e mi ha detto Giuseppe, Giuseppe, fermati e con tono aggressivo ha iniziato ad attaccarmi, a chiedermi chi mi avesse dato il permesso per venire a Palma di Montechiaro, chi mi avesse dato il permesso di citare il nome di Nicola Ribisi, chi mi avesse autorizzato a fare questo e che me ne dovevo scappare e tornare immediatamente nel mio paese.”
“Chi era questo ragazzo che l’ha minacciata?”
“Questo ragazzo dovrebbe essere riconducibile appunto come figlio, come parente diretto, di Nicola Ribisi, uno dei capi mafia del territorio di Palma di Montechiaro recentemente, qualche mese fa, già condannato a 10 anni e quattro mesi nell’inchiesta Condor. L’unica cosa che mi sono sentito di fare è stata quella di denunciare immediatamente l’accaduto, prima sui social e proprio oggi mi recherò alla questura di Catania per formalizzare la denuncia.”
L’avventura di Trovato non è finita lì, il giorno successivo all’intimidazione, il 6 marzo, doveva recarsi in una scuola di Favara su invito dell’associazione studentesca ScuolaZoo, mentre era già in viaggio, come ci racconta sempre nella stessa intervista:
“Ricevo una chiamata da uno degli organizzatori di ScuolaZoo che ha organizzato l’assemblea che mi avvisava che la preside, la dirigenza, aveva intimato che io non dovessi entrare o avvicinarmi alla scuola e in caso in cui l’avessi fatto l’assemblea si sarebbe sciolta.”
L’assemblea studentesca di Favara si è tenuta lo stesso, grazie alla resistenza di studenti e studentesse e alla fermezza dell’oratore.
Questi i fatti.
Moltissimi anni fa, quando ero una studentessa, nessuno parlava di mafia, né a scuola né altrove, più avanti qualcosa ha iniziato a cambiare e potemmo dire con Metastasio: … Come l’araba fenice: Che vi sia, ciascun lo dice; Dove sia, nessun lo sa, era solo l’inizio.
La mia generazione ha dovuto faticare molto per percorrere il cammino della lotta alla mafia, cammino seminato di lutti, cammino tortuoso e accidentato, ma cammino visto e accolto da sempre più persone, che ha prodotto più consapevolezza e speranza di libertà. Questo cammino pur essendo diventato una via ampia ed evidente non è ancora riuscito a mostrarci l’orizzonte, nebbie si alzano, curve si presentano, è come se lo sguardo della legge non potesse arrivare oltre un certo punto, punto che da un po’ di tempo sembra essersi allontanato di più. Ogni tanto un lampo illumina l’orizzonte, qualcosa, qualcuno, si fa in tempo a vederlo e allora giustizia si compie, ma non è ancora abbastanza, i mostri si nascondono e si sentono strane affermazioni, per esempio che Cosa Nostra è stata decapitata e che ormai è meno potente della ‘ndrangheta e della camorra, che i “professionisti” dell’antimafia dovrebbero smetterla perché non fanno bene alla Sicilia, che alzare l’ombra della mafia sul Ponte (scritto con la maiuscola) è sbagliato perché il Ponte segnerà la nuova identità della Sicilia che rinascerà “più bella e più superba che pria”.
Se ancora succede che dei ragazzi si comportino “da mafiosi” e presidi si facciano intimorire o peggio, è tempo di rialzare la guardia, ascoltare con attenzione ed esprimere ammirazione alle persone che ancora credono e si spendono per affermare legalità e giustizia, per difendere lo Stato democratico e garantire la Costituzione italiana.
Le scuole sono sommerse da offerte esterne con pretese formative, perciò le associazioni e le organizzazioni culturali e politiche che operano sul territorio debbono essere attente, rispettose e umili nel proporre iniziative extra-curricolari, così come le scuole debbono avere l’unico obiettivo di aumentare e qualificare l’offerta formativa destinata alle ragazze e ai ragazzi, avere proposto l’incontro-dibattito “Mafia: ne vogliamo parlare”, va in questa direzione, è un “ponte” tra conoscenza e coscienza, tra consapevolezza e libertà.

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