Perfect Days: ovvero la vita gentile di Hirayama. Una recensione di Leandro Janni
Riceviamo e pubblichiamo la recensione dell’architetto Leandro Janni sul film di Wim Wenders, Perfect days, tra le candidature all’Oscar per il miglior film internazionale. Una chiave di lettura in più per avvicinarsi alla pellicola del regista tedesco, noto al grande pubblico grazie ai celeberrimi Paris, Texas e Il cielo sopra Berlino, che hanno ottenuto diversi riconoscimenti.
Hirayama, cinquantenne protagonista del film Perfect Days, diretto da Wim Wenders, conduce una vita tranquilla scandita da una routine perfetta. Hirayama è un uomo semplice, profondo e istruito, appassionato lettore di Faulkner e Highsmith. Preciso e metodico egli si dedica con cura e passione a tutte le attività della sua giornata: dal lavoro come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Shibuya (uno dei 23 quartieri speciali di Tokyo) all’amore per i libri, le piante, la fotografia analogica e la musica rock anni ’60-’70, che ascolta con le sue audiocassette nell’autoradio mentre guida verso i luoghi di lavoro. Piccole avventure, rivelazioni e incontri inaspettati faranno un po’ di luce nel passato del protagonista. Hirayama, incarnato dall’attore Koji Yakusho, vive in un’angusta, silenziosa casa giapponese, nei pressi della gigantesca Tokyo Sky Tree, nel quartiere Sumida. La Tokyo Sky Tree, con i suoi 634 metri di altezza, domina la città.
Hirayama, dunque, si sveglia presto, si fa la barba, cura i baffi, si lava i denti e il viso, indossa la tuta da lavoro, esce di casa rivolgendo lo sguardo verso il cielo, in alto. E sorride. Poi, dopo aver bevuto il solito caffè in lattina, prende il suo furgone azzurro con gli attrezzi da lavoro e si reca nel quartiere Shibuya. Questo, giorno dopo giorno, riuscendo a conferire sacralità alla routine di giornate che sembrano tutte uguali. Ovvero restituendo all’apparente inerzia della quotidianità il valore della vita vera. Una vita vissuta nel rispetto e nella gentilezza.
Insomma, Hirayama vede ciò che gli altri non vedono: la poesia degli alberi riflessi sui palazzi, la gioia di una comitiva di bambini che attraversa la strada, il sole alto al mattino quando esce da casa, le ombre sfuggenti e seducenti. E la notte gli fanno compagnia suggestivi sogni in bianco e nero. Colpiscono, nel film, le micro architetture dei bagni pubblici per i quali lavora Hirayama: piacevoli e funzionali, progettate da importanti architetti e designer contemporanei, nelle loro diverse configurazioni spaziali e materiche, circondate dal verde, ricordano i padiglioni espositivi della Biennale di Venezia. Ma in un film di Wim Wenders ambientato a Tokyo non possono mancare le grandi, affollate vedute metropolitane in cui si susseguono inestricabilmente strade, viadotti, uffici, fabbriche, giardini, negozi, case, palazzi, mercati, piccoli negozi e ristoranti. La veduta a volo d’uccello, all’alba e al tramonto, della grande metropoli asiatica e i sorrisi alla vita di Hirayama aprono e concludono il film di Wenders. Forse, dopo aver visto questo film, lento e poetico, persino spirituale, guarderemo alla semplice, straordinaria bellezza del mondo che ci circonda con occhi nuovi.
Prof. Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia