Sopravvivere ai tempi dell’emergenza sanitaria? Cucinare aiuta! Ricette e storie di Loredana Rosa
L’emergenza sanitaria da coronavirus non concede tregua e cambia le nostre abitudini quotidiane. Rimanere in casa il più possibile è necessario al fine di evitare il contagio. Ci si annoia? Forse! Ma basta un po’ di fantasia per abbellire le nostre giornate con occupazioni piacevoli. Quella fantasia che, nella vita di tutti i giorni, viene messa a freno da impegni di lavoro e pulizie di casa. Come non pensare quindi alla cucina? I fornelli aiutano a rilassarsi, a sentirsi brave o bravi, a cucinare prelibatezze da condividere con i propri cari.
Da sempre militante per i diritti delle donne ed il riconoscimento delle pari opportunità, Loredana Rosa ci ha offerto una serie di ricette, che aveva già regalato, molti anni fa, alle donne dell’associazione “Onde donneinmovimento”, della quale è fondatrice. Ad ogni ricetta è associata una storia e oggi iniziamo con l’aperitivo e la storia di Samanta:
« <<Samantaaa…>> il grido risuonò nella sua testa, si svegliò di soprassalto, atterrita dal suo incubo ricorrente: sua madre la chiamava dalla finestra del terzo piano, nascosta dietro la serranda abbassata. Era ancora presto e per di più era sabato, decise di rimanere a letto anche se sapeva che il sonno non sarebbe tornato. Scivolò in una specie di torpore denso dal quale emerse una donna vestita di rosso che rideva e ballava con lei tenendola per mano, poi giravano, giravano sino a quando non cadevano a terra esauste, sconvolte da un vortice di felicità.
La sua infanzia era stata così, vette e abissi, altalena di allegria e angoscia, niente giorni piatti, un po’ noiosi, inutili da ricordare ma che sono la gran parte della vita delle persone. Sua madre era un’alcolista, sempre troppo allegra o troppo triste; a volte passava ore a pettinarla, vestirla, coccolarla, poi per giorni non la guardava nemmeno, come se non esistesse.
Quei pomeriggi di bel tempo dopo la scuola, mangiava qualcosa, lasciava la madre a letto, chiusa nella sua camera e scendeva in cortile, giocava con le altre bambine e sperava che non succedesse “Oggi no… per favore… almeno oggi no” e invece succedeva, sua madre la chiamava, doveva andare a comprarle il brandy o l’amaro o il gin. Faceva finta di non sentirla, ma lei non smetteva, non smetteva mai, finché non si arrendeva e saliva in casa. Si vergognava tantissimo, non sopportava lo sguardo del salumiere, i “poverina” sussurrati scuotendo la testa dalle donne del quartiere che stavano facendo la spesa.
Andava sempre peggio e le assenze di suo padre che lavorava all’estero erano sempre più lunghe e una mattina, tornando da scuola, aveva undici anni, trovò sua madre ancora a letto, provò a chiamarla, a scuoterla, ma lei non si svegliava, fu sommersa dall’orrore, era colpa sua, era per tutte le volte che l’aveva odiata, per tutte le volte che aveva sperato che non si svegliasse più, che non la chiamasse da dietro le serrande. Finalmente ritrovò la voce e la forza, chiamò aiuto e l’aiuto arrivò.
Da anni ormai frequentavano un Club di alcolisti in trattamento e sua madre non beveva più, era più quieta, suo padre lavorava vicino casa e tornava tutte le sere.
Si stiracchiò sotto le coperte pensando all’indomani, sarebbe stata una bella giornata, sarebbe andata a pranzo dai suoi genitori insieme al suo fidanzato, voleva che lo conoscessero perché presto sarebbero andati a vivere insieme; sapeva che sua madre avrebbe dato il meglio di sé in cucina, che suo padre avrebbe avuto gli occhi lucidi e che lei avrebbe preparato il suo famoso aperitivo analcolico.
Aperitivo analcolico
Succo d’ananas senza zucchero 3 parti
acqua tonica 1 parte
gassosa 1 parte
bitter ½ parte
L’aperitivo va preparato al momento di servirlo, tutti gli ingredienti devono essere ben freddi, versateli in una caraffa, mescolate rapidamente e servite. Non usate mai il ghiaccio, questo aperitivo non tollera diluizioni, d’estate potete usare una caraffa con “l’anima” ghiacciata. Se preferite potete sostituire il succo d’ananas con succo d’arancia sempre senza zucchero».