Un bagno di storia: immagini e parole di Luigi Garbato
Come tanti, forse troppi, Luigi Garbato vive e lavora fuori e il suo sguardo sulla città tiene conto di questa lontananza. In passato, Luigi si è occupato della valorizzazione dei beni culturali di Caltanissetta e oggi descrive la città con le parole e le immagini che vi mostriamo:
«Di ritorno per il weekend di Sant’Antonio, patrono di Padova (città in cui attualmente vivo), ho fatto una breve passeggiata in centro storico.
Ho attraversato tutta la via Consultore Benintendi, tra le colorate e rumorose
bancarelle del mercato storico Strata ‘a Foglia, e poi mi
sono soffermato ad ammirare la soleggiata piazza Garibaldi. Questa piazza e il tratto di corso Umberto I rappresentano, secondo me, il cuore più autentico della città attuale. Se escludiamo i primi insediamenti delle popolazioni autoctone, venute in contatto con i coloni Greci, e il successivo nucleo medievale sviluppatosi tra il castello di Pietrarossa e l’attuale chiesa di San Domenico, il cuore della città è sempre stato piazza Garibaldi. Qui si svolgono le principali manifestazioni pubbliche, in particolare le processioni della Settimana Santa, e qui hanno sede le principali istituzioni civili, culturali e religiose della comunità nissena. Nata dall’addizione moncadiana del XV secolo, la piazza era originariamente un recinto sacro costituito da almeno cinque chiese. Una di queste era la chiesa di Santa Maria La Nova, elevata a Cattedrale solo nella prima metà dell’Ottocento, e magnificamente decorata al suo interno da splendide opere d’arte: tra tutte, gli affreschi settecenteschi del fiammingo Borremans e le pale d’altare del toscano Filippo Paladini e del nisseno Vincenzo Roggeri. La costruzione di Santa Maria La Nova si deve alla famiglia Moncada che promosse anche la costruzione dello splendido palazzo di famiglia, che si scorge nella sua imponenza dalla salita Matteotti, e della chiesa di S. Agata al Collegio, riccamente decorata all’interno dai sontuosi marmi mischi degli altari e dagli affreschi della volta realizzati nel 1950 da mio nonno.
Questa parte antica della città è stata ridefinita nel corso dell’Ottocento quando, grazie al boom economico generato dall’industria dell’estrazione dello zolfo, furono
ristrutturati e dotati di nuove facciate i palazzi signorili delle ricche famiglie locali, ma anche gli edifici pubblici come il Municipio e il Teatro Comunale. Tra la “platea publica et strata magna” si possono percorrere idealmente gli ultimi sei secoli
della comunità nissena, passata dalla ricca economia agricola dei Moncada alla
florida economia industriale della nobiltà mineraria locale, fino alla ricerca attuale di un’identità smarrita e da ritrovare tra le pieghe della nostra storia culturale e monumentale».