27 Novembre 2024
Buona idea

Un pomeriggio di studio per ricordare la figura di Calogero Boccadutri

La locandina dell’evento (foto tratta dal web)

Chissà cosa avrebbe pensato il compagno Calogero Boccadutri, detto Luzio, delle piazze che, nei giorni scorsi, anche a Caltanissetta, hanno protestato contro le regole del nuovo DPCM. Le avrebbe considerate degne di rilievo politico oppure ridimensionate come nuovi teatri di vecchio populismo, in uno scenario sociale drammatico che richiede provvedimenti immediati e una condotta politica all’altezza della situazione? Questo non possiamo saperlo ma possiamo soffermarci sulla sua figura di minatore e di comunista, tra i fondatori, negli anni Trenta, delle cellule clandestine del partito, a Favara, nella provincia di Agrigento e a Caltanissetta.

Proprio per riflettere sulla figura del compagno Luzio, il 13 novembre dalle 15.00 si terrà in videoconferenza (un webinar tramite l’applicazione Microsoft teams), il seminario di studio “”A futura memoria”, perché i giovani sappiano. Calogero Boccadutri, un compagno siciliano”. Il pomeriggio di studio è organizzato dalla Rete Universitaria Mediterranea (RUM), dall’Università degli Studi di Palermo, dalla Società Dante Alighieri di Palermo, dal Museo Antonio Pasqualino e dalla Fondazione Ignazio Buttitta. L’incontro sarà moderato da Carmelo Bellardita (Associazione RUM) e registrerà gli interventi di Nicola Boccadutri, figlio di Calogero; di Domenica Perrone e Marina Castiglione per l’Università di Palermo; della docente di Storia Fiorella Falci; dello storico Filippo Falcone e del medico e già vicepresidente della Provincia di Caltanissetta, Giuseppe Dolce.

Perchè Calogero Boccadutri non ha bisogno di essere ricordato ma siamo noi ad aver bisogno di ricordarlo, di ricordare lui e persone come lui, per tentare di orientarci nella nostra realtà di oggi. Non perché la storia sia maestra di vita ma perché l’interpretazione di contesti diversi dai nostri e che ci precedono, aiuta a valutare la complessità della realtà in cui viviamo e delle scelte di cui ci rendiamo responsabili.

Se ti è piaciuto questo articolo, condividilo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *