«Un provvedimento osceno»: riflessioni di Claudio Lombardo sull’ordinanza di Musumeci
Sull’ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci, che impone il “divieto di ingresso, transito e sosta” in Sicilia “per ogni migrante che raggiunga le coste siciliane con imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni, comprese quelle delle ong”, riceviamo e pubblichiamo una nota di Claudio Lombardo, attualmente counselor in Mediazione culturale e dottore in Servizio sociale. Claudio Lombardo ha svolto attività politica dal 1975 e ha ricoperto l’incarico di presidente provinciale dell’ARCI per diversi anni:
«Un provvedimento osceno. Non può esserci altra maniera per definire il decreto emanato dal Presidente della Regione Siciliana che “intima” la chiusura dei porti, degli hotspot, dei centri di accoglienza presenti sull’isola, che impone il divieto di transito ai migranti nel territorio siciliano.
Osceno nella forma, osceno nella sostanza, osceno per la cultura politica che lo sottintende.
Nella forma perché l’esimio Presidente della Regione sa bene che il citato art. 31 dello statuto regionale non è mai stato applicato, che necessita di idonei strumenti legislativi che lo rendano applicabile, mai emanati dal Parlamento nazionale. L’esimio presidente Musumeci si arroga il diritto di esercitare un potere che non ha, e sa bene di non avere, cosi come sa bene di non avere nessuna possibilità di farlo applicare.
Osceno nella sostanza perché ordina la immediata deportazione di donne, uomini, bambini verso non si comprende bene quale destinazione. Osceno perché “è fatto divieto di ingresso, transito e sosta nel territorio della Regione Siciliana da parte di ogni migrante che raggiunga le coste siciliane con imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni” (testuale nel decreto). Cosa fa, esimio Presidente, di fronte ad una piccola o grande imbarcazione che giunge sulle nostre spiagge? La lascia in mezzo al mare? O magari, per evitare inutili sofferenze, ordina di cannoneggiarla e farla affondare con il suo carico di persone?
Osceno per la cultura politica che lo sottintende: questo provvedimento altro non è che una infame arma di distrazione di massa, un miserrimo tentativo di nascondere manifeste incapacità offrendo a tanti, troppi, dispensatori di odio ulteriori argomenti per le loro immonde campagne propagandistiche.
Mi aspetto, dopo il tempestivo plauso dell’ineffabile Salvini, il plauso dei suoi paggi e paggetti nostrani, tristi personaggi difensori dei sacri valori religiosi della vita a giorni alterni.
Mi sarei aspettato che l’esimio presidente della Regione tuonasse contro gli evidenti errori e ritardi che hanno portato alla morte del piccolo Evan a Rosolini. Che chiedesse immediatamente al governo nazionale risorse aggiuntive per potenziare nel territorio della regione siciliana la rete dei servizi di salute mentale e servizi sociosanitari, per attuare le leggi della regione siciliana (dove può esercitare un potere reale) e nazionali che prevedono in ogni comune il segretariato sociale.
Non ho letto nulla di tutto questo, leggo di un inutile provvedimento, cortina fumogena per oscurare le sue responsabilità.
Sì, responsabilità, perché considero lui, in concorso con i presidenti della Regione che lo hanno preceduto (e vado a memoria citando solo gli ultimi tre) Crocetta, Lombardo, Cuffaro, responsabile della morte di Evan, di Gioele e della madre Viviana perché insieme ai governi nazionali si sono resi protagonisti della distruzione o, ancor peggio, per non avere mai realizzato nel nostro paese e nella nostra regione quella rete di servizi necessaria per assicurare tutela e protezione verso le persone più fragili.
Ecco, è esattamente questo il decreto che mi sarei aspettato venisse immediatamente adottato, un provvedimento che imponesse non la chiusura dei centri di accoglienza, ma l’adeguamento delle piante organiche delle ASP, dei Comuni (dotandoli delle necessarie risorse) per la realizzazione di un adeguato sistema di servizi socio sanitari.
Ma questo l’esimio presidente della Regione ha scelto di non farlo e tentando di nascondere la sua incapacità si scaglia contro i “dannati della terra” per raccogliere applausi da paggi e paggetti. Applausi da chi vede un pericolo tra questi dannati e non si accorge che le sue difficoltà non da loro provengono ma piuttosto da chi, in questi decenni, ha smantellato lo stato sociale, si è arricchito a dismisura sulla sua pelle.
Questa terra, questa regione ha disperato bisogno di un governo reale, un governo capace di assicurare protezione alle persone fragili di questa regione, di chi ci vive e di chi vi giunge perché in fuga da contesti ancor più degradati e pericolosi. Non ha certo bisogno di oscena propaganda».