Verità e giustizia per Adnan: una folla commossa in corso Umberto
«Quello che è accaduto ci deve far riflettere, tutti siamo chiamati ad agire»: inizia così l’intervento di Filippo Maritato (MOVI) alla manifestazione dedicata ad Adnan Siddique, il giovane pakistano ucciso a coltellate il 3 giugno scorso. Il Movimento di Volontariato Italiano di Caltanissetta (MOVI) si costituirà parte civile al processo per l’omicidio di Siddique, così come il Comune di Caltanissetta, rappresentato, all’iniziativa, dal sindaco Roberto Gambino e da diversi esponenti della giunta e del consiglio comunale. Una folla di persone, non solo nissene ma provenienti da tutta la Sicilia, ha deciso di dare l’ultimo saluto al ragazzo ucciso e di farlo all’insegna della lotta contro il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti stranieri in agricoltura. Tante le sigle sindacali presenti in corso Umberto, CGIL, CISL, UIL e USB, insieme al Forum antirazzista di Palermo e a diversi rappresentanti dell’associazionismo e delle forze politiche. Durante la manifestazione molte persone hanno preso il microfono per chiedere giustizia in favore del ragazzo originario di Lahore, a Caltanissetta voluto bene da molti ed ucciso probabilmente per aver aiutato alcuni propri connazionali a denunziare i loro sfruttatori. Proprio questo efferato delitto, che ha portato Caltanissetta alla ribalta delle cronache nazionali, ha permesso di focalizzare l’attenzione mediatica e istituzionale su uno dei principali drammi del mondo dell’agricoltura, non soltanto in Sicilia. Il caporalato e lo sfruttamento sono stati infatti i temi della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è svolta ieri mattina, presieduta dal prefetto Cosima Di Stani. Chiedere giustizia per il trentaduenne pakistano significa chiedere di poter vivere in territori in cui il diritto al lavoro sia rispettato per tutti e in luoghi che offrano più opportunità e meno diseguaglianze.
Alla manifestazione hanno preso parte anche imprenditori agricoli e mediatori culturali, che hanno individuato in Adnan uno degli esempi più belli di inclusione sociale nel territorio nisseno. Un’inclusione da difendere e valorizzare in uno dei territori più in crisi del Meridione, non soltanto sotto il profilo economico. Alla fine della serata c’è stata una preghiera interreligiosa preceduta da un momento di silenzio per ricordare Adnan. Il collegamento telefonico con la famiglia del ragazzo, in Pakistan, ha concluso la manifestazione.